In quell'attimo avresti potuto calciarla di nuovo verso il cielo
Una palla arancio lucente incastrata tra il tetto e la parete della torretta del vano ascensore. Si sgonfia a vista d'occhio. Già non si riconosce più. Resta l'alone: rosa bagliore a colorare le strisce di grigio.

Ha sei mesi.
Gli occhi del colore della curiosità. I capelli che profumano di luce. La pelle ha il sapore del sorriso.
Al suo sguardo sono più nuda che sui miei pattini.
Pensieri aggrovigliati e viscere attorcigliate di emozioni intricate e interrogativi sospesi prendono luce e posto in una risposta senza verbo.

Che il cielo smettesse di ribaltarmi l'animo.
Vorrei il sole dentro gli occhi.

Dicono che chiodo scacci chiodo.
...Volontari?

Ho conquistato nudità aprendomi a me stessa. Ho preferito i rischi della pelle scoperta alla rigidità dell'armatura, ho preferito la flessibilità della carne alla sicurezza della razionalità. Ho cercato spazio per l'anima. Il tempo forse mi porterà una veste morbida e trasparente.

Non credevo di fare così fatica, uff. Mi hanno detto che questa delusione non ci voleva proprio in questo momento, ma che la nuova casa non crolla, nonostante i sogni. Chissà. So di non essere così fragile. Nuda, sì. Ne ho fatto una dichiarazione di intento fin dal titolo. Pelle scoperta, si lascia toccare. Si lascia ferire, ma anche accarezzare. E allora provo gioia e soffro.

Resta bello il cielo. E la luce dell'alba che colora le nuvole da sotto.

Il cielo di stasera era colorato di azzurro coi soliti insoliti baffi di nuvole morbide chiare.
Mi hanno fatto notare che la bellezza del tramonto del mio cielo dipende anche da quella stessa cappa di umido e smog che pesa sulla città e la pianura. Vero è.
Resta immenso il cielo.

Candido da disarmarti. Una semplicità che coniuga linearità di pensiero e lucidità. Una razionalità a spiegare l'inspiegabile che eppure si dispiega negli anfratti dell'animo.
Impossibile (non) amarlo.

Muri che si squarciano e poi si sgretolano. Piastrelle che dalle pareti esplodono sul pavimento.
Trattenere il fiato. Urlare in silenzio.
Gli occhi cercano una spiegazione, la mente fugge altrove.
Non importa.
(Tu che ti incazzi: sì che importa...)
(No, non importa.)
Intorno tetti, e cielo. Rovine dentro.

Ieri il cielo è riuscito a incantarmi di nuovo.

pàzzia
imperativo
l'accento sui post
in principio era il blog
portiamo il nostro verbo
e non mi ricordo cosa
ma che bel castello
parole senza rete
siamo sconnessi

12 giugno 2005

beseno

(tn)

Aprile d'Elba

Di spalle: narsil. Al sorriso e allo scatto: amicipreziosi.