sabato 14 aprile 2007

Dunque

Mi manca quell'amico a cui scrivevo quasi tutti i giorni, di tutto, come mi veniva. Mi manca lui e mi manca l'opportunità che con quello scrivere mi davo di fermarmi a guardare e dare un nome. Certo si può farlo con un diario, se per la riflessione ci è proprio indispensabile la forma scritta. Ma non è la stessa cosa, ennò: scrivere a qualcuno non è come scrivere solo a se stessi. Riflettere in proprio ti consente dei vantaggi in complessità, a volte, ma ti frega sulla concretezza. Che poi riflettere in condivisione presuppone una riflessione in proprio propedeutica. Che non significa precedente, significa sottesa. E anche se in condivisione può capitare di non volersi mostrare davvero, di dissimulare un poco, sei consapevole di farlo, e proprio il dissimulare a beneficio di altri ti impedisce di farlo con te stesso, ché a dialogare in solitudine ci si scopre spesso dei gran bugiardi.
Ora di cose davanti a cui fermarmi a guardare ce ne sarebbero molte. E ad alcune di queste avrei bisogno di assegnare un nome, tanto per cominciare (che poi nominare è un cominciare che ti catapulta già a percorso inoltrato).
Dunque, malefico lui, mi manca.