lunedì 18 febbraio 2008

memo

Ecco. Bisognerebbe essere capaci di concentrarsi su una cosa senza perdere di vista il mondo attorno. Il problema è che quando una cosa diventa il centro spesso inizia a splendere di luce propria, che è poi una luce che tu gli hai messo dentro (ma questo non è importante), offuscando il restante universo mondo. Qualcosa attorno continua a vedersi ma spesso solo perché illuminata di riflesso dal centro e dunque acquista importanza attraverso quello e non più per ciò che poteva significare in sé sola. Intendiamoci: è un meccanismo funzionale. Per esempio quando devi dare un esame, o quando devi mettere in scena uno spettacolo. Per un certo periodo il centro è quello e tutto il resto non si vede quasi, se non in funzione del tuo obiettivo. E questo porta a concentrarsi e a ottenere risultati. È un meccanismo che interviene anche nei rapporti di coppia: si vede solo il partner e nessun altro intorno e diviene assurdamente facile giurare fedeltà eterna. Questo aspetto, seppur propedeutico all'instaurarsi di moltissimi legami, alla lunga non è davvero funzionale poiché la fedeltà non può essere frutto di una visione offuscata, neppure se ciò che la offusca è la luce del partner. La fedeltà è una scelta lucida e impietosa. Ma quello che mi accorgo talvolta mancarmi è proprio un discorso più generale. Mi accorgo che quando accendo (perché si è sempre noi ad accenderla) quella luce al centro, tendo a dimenticarmi del mondo attorno. Tendo a fare centro emotivo lì, proprio lì, e il resto rimane un attorno. Siamo fatti così, certo. E appunto in una certa misura è funzionale. Anche guardandola per esempio dal punto di vista energetico o evolutivo. Se vogliamo avere successo, non essendo noi infiniti né eterni, dobbiamo concentrarci su un punto. Ma diverso è farlo per una spinta emozionale piuttosto che per una scelta consapevole; proprio come per la fedeltà. Poi ogni tanto improvvisamente riapro gli occhi, o meglio spengo per un attimo quella luce al centro, e scorgo di nuovo l'universo attorno. E soprattutto mi accorgo che non è un "attorno", perché quello che avevo acceso al centro non era il centro assoluto. Al limite il centro sei tu. Ma anche lì occorre fare attenzione ché se ti rendi luce in prima persona rischi di riuscire a vedere il resto solo in tua funzione, proprio perché vedi solo ciò che tu stesso illumini. Insomma è più complicato scriverlo che viverlo. Solo che volevo farmi un memo da appiccicarmi in fronte a eterno monito.

martedì 12 febbraio 2008

(mio)

A bambini e pazzi nessuna dogana
Per gli adulti invece si disegnano frontiere
Mura di cinta recinti fossati
(affinché nessun dardo d'affetto centri l'anima nuda)

sabato 9 febbraio 2008

Horace Walpole

"I have often said, and oftener think, that this world is a comedy to those that think, a tragedy to those that feel – a solution of why Democritus laughed and Heraclitus wept."

lunedì 4 febbraio 2008

Questione di ritmo

Cerco conforto nella pagina bianca, come tanti anni fa col mio diario ragazzino. Un conforto che non ha motivo di essere cercato ora che sono tanto grande, ora che mi conosco, ora che sono tanto fortunata. Lo stesso mi butto sulla pagina bianca e cerco comunicazione, qualcosa che riempia il vuoto che si insinua nei pensieri, qualcosa che mi rimetta a contatto col cielo. Il fatto che mi sembri puerile mi ha fermato più volte anche se le facce nuovamente adolescenti degli amici impossibilmente innamorati non le misuro con lo stesso metro. Sì amico aladin, mi hai fatto un regalo che è anche un po' un rimprovero ché io quel ritmo davvero ancora non l'ho trovato e dell'augurio espresso ho saputo cogliere tutto l'affetto più che la possibilità. Non saprei rinunciare alla bellezza, no. Ma non mi riempie, no. E i vuoti mi creano ancora qualche difficoltà, nonostante abbia imparato a riconoscerne la potenzialità creatrice. E torna la domanda: sarò brava abbastanza? E torno a rispondermi che sì, lo sono.

domenica 3 febbraio 2008

vorrei

un massaggio
la lucidità di capire cosa è meglio
l'impossibile (se non fosse impossibile)
essere brava abbastanza (lo sarò, sì. lo sono.)
sempre un massaggio (almeno)